Distorsione di secondo grado

distorsione caviglia

Diario di un corpo #15

Diverse settimane fa, durante una partita di calcetto, ho subìto una brutta distorsione alla caviglia sinistra.

Ho ricevuto una pedata sul malleolo mediale e ho sentito la caviglia aprirsi verso l’esterno: il malleolo laterale (esterno) ha appoggiato contro il pavimento e subito dopo la caviglia si è apparentemente ricomposta.
È stata una sensazione di apertura totale e di conseguente chiusura. Ho sentito che è successo qualcosa “che non doveva succedere” ma al tempo stesso che era tornato tutto, o quasi, a posto.

Dopo essermi accertato che non ci fosse nulla di grave, per la prima settimana ho semplicemente tamponato come potevo il dolore e il rigonfiamento. Il momento peggiore della giornata era immediatamente dopo il risveglio, quando per un’oretta sentivo un forte dolore.
Alcuni amici mi hanno chiesto se con il Metodo Feldenkrais avrei potuto fare qualcosa per aiutarmi. Io ho risposto che finché è gonfia ed infiammata è un po’ troppo presto per intervenire, e che ci avrei pensato in un secondo momento, quando avrei dovuto rieducare alcuni movimenti e ritrovare comodità e fiducia.

Dopo 8 giorni ho condotto una lezione di Consapevolezza Attraverso il Movimento incentrata su alcuni particolari movimenti del piede e delle sue dita da fare da seduti su una sedia. Uno dei movimenti in particolare proponeva di provare a fare una sorta di pugno con il piede per poi ridistendere le dita, mantenendo sempre il tallone appoggiato.
Avevo preparato la lezione “provandola” solo sul lato destro, per lasciare tranquillo per prudenza il piede sinistro ancora dolorante.
Poi ho invitato gli allievi a svolgere i movimenti prima dal lato destro. Come spesso succede, mentre parlavo dalla mia sedia facevo anche io qualche movimento con il piede, senza farci troppo caso.

Quando ho proposto di fare i movimenti col piede sinistro, ho provato anche io a muovermi come facevo con l’altro lato, ma il movimento era estremamente limitato e leggermente fastidioso. Praticamente si muoveva, di poco, solo l’alluce.
Poi la lezione è proseguita e non ci ho più fatto caso, ho seguitato ad accennare con il piede gli altri movimenti della lezione senza prestarvi troppa attenzione. I movimenti erano di prono-supinazione, quindi estremamente delicati per me, e li ho fatto in modo da rimanere in una sensazione di assenza di dolore, quindi a malapena visibili.
Alla fine si doveva tornare al movimento iniziale, quello a pugno, e si potevano notare eventuali miglioramenti. Con mia grande sorpresa il movimento era stato praticamente “ripristinato”, potevo muovere il piede sinistro quasi come il destro.
Il giorno dopo, per la prima volta, mi sono svegliato senza quei forti dolori e ho sentito di aver fatto un balzo in avanti nel miglioramento.

Nella stessa giornata, dopo qualche ora, ho incontrato una collega con cui faccio uno scambio di Integrazione Funzionale ogni mese circa.
Le ho raccontato l’esperienza della sera precedente le ho proposto, se se la sentiva, di provare a fare qualcosa con il piede sinistro, ancora molto gonfio, per vedere cosa sarebbe successo.
Questa è una cosa atipica dell’approccio Feldenkrais: si cerca di solito di stare lontani dal dolore, di disturbare il meno possibile le zone infiammate e, in caso di dolore acuto, si consiglia di seguire un protocollo medico per poi, a fase acuta rientrata, provare con un approccio come il Feldenkrais, più orientato alla rieducazione.

Lei ha iniziato a lavorare con alcuni movimenti della parte alta della colonna, e sentivo che ogni mobilitazione del primo gruppo di vertebre dorsali dava sollievo anche alla gamba sinistra, fino al piede. Come se la mia gamba fosse percorsa da piccole scariche di rilascio di tensione. Evidentemente – mi sono detto – il dolore aveva procurato rigidità all’utilizzo della colonna. Poi una grande parte dell’Integrazione Funzionale è stata incentrata su dei movimenti di spinta dai piedi alla testa. Con le due mani mi teneva “compatta” la caviglia per poi spingere verso la testa. Ho sentito progressivamente che acquisivo maggiore fiducia nel piede sinistro, il messaggio per me è stato: “anche se c’è qualcosa che non va, anche se è gonfia, la caviglia è forte ed è in grado di sostenerti“. È come se una parte di me avesse tirato un sospiro di sollievo.
Mi sono alzato dal lettino con una particolare sensazione di leggerezza, con molto meno fastidio e più facilità nei movimenti, stupito di quanto potessi “imparare” anche in una situazione di dolore acuto. Ho ricevuto così un’altra grande spinta in avanti nel miglioramento, che mi ha permesso, uno o due giorni dopo, di tornare a fare alcune lunghe passeggiate che fino a quel momento mi precludevo : )

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