Diario di un corpo #6 – Risposte a domande

parallasse

Talvolta le soluzioni che cerchiamo ci sembrano irraggiungibili.
Ma spesso non troviamo ciò che crediamo di cercare perché ci poniamo domande poco utili.
Spesso le domande giuste sono semplicemente insolite.
Quante volte succede di sperare in nuove risposte, incaponendoci con le stesse domande?
Come scriveva il dr. Feldenkrais: ciò che diamo per scontato ci risulta ovvio. E ciò che per noi è ovvio elude la nostra capacità di comprenderlo.

Una simpatica insegnante che ho conosciuto una volta mi ha detto: il Metodo Feldenkrais è la soluzione a problemi che non si sapeva di avere.
Certo, a prima vista non sembra il miglior claim promozionale possibile…
Tuttavia indica una direzione formidabile: attorno ad un problema occorre ricostruire una storia. Non basta il problema, non basta il dolore, non basta il cosiddetto sintomo.

C’è bisogno di sapere cosa ha vissuto quella parte del corpo dolorante, e cosa quelle che gli stanno vicino. Anche quelle che gli stanno lontano, perché tutto è funzionalmente collegato.

Quindi occorre farsi domande insolite e incrociare tra loro le risposte:
Quale dei due occhi vede di meno? I due talloni appoggiano allo stesso modo? Come spingono i due piedi?
Quale spalla si trova più avanti? Da che parte è inclinata la testa?
Come appoggia il bacino da seduto?
La spinta del piede destro in che modo attraversa ginocchio e anca? E a sinistra?
Dall’alto, invece, come vanno verso i piedi le forze?
Cosa fa tutto il giorno questo corpo? Sta seduto alla scrivania? Trasporta pacchi? Serve caffè?
Quale parte è – in un certo senso – nascosta? Quale protetta?
Come camminano i due lati del corpo?
Se fosse sdraiato sulla sabbia che calco lascerebbe per terra?
E via dicendo…

L’arte del Metodo Feldenkrais è di porre domande insolite ma fondamentali, con le mani e con la voce.(¹)

In questo modo si trovano risposte a domande che non ci si era mai posti. Alcune risposte arricchiscono il proprio repertorio di movimento. Alcune vengono dimenticate dopo poco tempo. Altre portano pace e sciolgono nodi scomodi, sembrano rivelatorie e non possono venire dimenticate facilmente.

Talvolta trovare alcune risposte è come scoprire il significato di una parola che non si conosceva finora(²). Magari si tratta di una parola poco utile per noi, non ci cambia l’esistenza(³).
Altre volte invece è come trovare quella parola che si stava cercando. Quella che permette di esprimere perfettamente ciò che si aveva in mente. Ciò di cui si aveva bisogno e che niente altro poteva sostituire.

Può succedere però che risposte giuste, o perlomeno utili, talvolta non possano venire facilmente accolte, perché non si hanno elementi sufficientemente sviluppati per collegarle a tutto il resto, per cambiare l’intero sé in meglio. Come direbbero alcuni: non sempre si è pronti. E bisogna affidarsi alla giusta gradualità.

Pertanto facciamo incetta di domande insolite da porci: troveremo risposte inaspettate.
Poniamoci anche vecchie domande, un po’ impolverate, riscopriremo un sacco di tesori che non si sospettava di custodire.

___

(1) Queste domande direzionano l’attenzione, in maniera consapevole e non. Le soluzioni vengono trovate dal sistema nervoso.

(2) Ho letto una analogia che il dr. Feldenkrais utilizza per spiegare il proprio metodo nella quale non mi ero ancora imbattuto: il Metodo sviluppa il movimento nella stessa maniera in cui si sviluppa il linguaggio. Non c’è un inizio e una fine, il linguaggio deve essere ricco di elementi e della possibilità di modularli e connetterli tra loro.

(3) Ho pensato: ‘che parola posso usare come esempio?’ E mi è venuta in mente la parola ‘parallasse’. Chissà perché. Effettivamente non ne conosco il significato! O me ne sono dimenticato (fa differenza?)… Vado a vedere. Quando la utilizzerò? Probabilmente mai…ma, finché non me ne dimentico, conosco un vocabolo in più! :D
Addendum: se invece fossi un appassionato di astronomia e non conoscessi il
significato del termine, allora scoprirlo potrebbe influenzare positivamente la mia attività.

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