Il paradosso del cambiamento

Moshe Feldenkrais riteneva che l’apprendimento fosse un trucco, e che non fosse necessario mettere la volontà al primo posto se si vuole “cambiare” e migliorare.

Chi ha esperienza nelle lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento ha imparato che la cosa più importante in questa pratica è la maniera in cui dirigiamo la nostra l’attenzione. Feldenkrais in alcune lezioni ripete una cinquantina di volte l’espressione “pay attention“.
Si tratta di un’attenzione senza intervento.
Cosa significa?
Un esempio: spesso nelle CAM viene richiesto di fare un movimento con un lato del corpo, e poi di ripeterlo con l’altra parte. Un’osservazione attenta può così notare delle differenze più o meno grandi od evidenti tra modi di muoversi dei due lati.

Tante volte, dopo aver notato queste differenze, la nostra reazione spontanea è quella di voler migliorare la parte del corpo che a nostro avviso si muove “peggio”.

Qui quindi interviene la nostra volontà e la voglia di ottenere risultati migliori.
Questo approccio è utile secondo me solo nella misura in cui prima o poi ci rivela tutta la sua inefficacia.

“I nostri sistemi nervosi sono più intelligenti di noi“, questa un’altra massima del Dr. Feldenkrais.

Nel percorso di cambiamento proposto dal Metodo Feldenkrais noi ci facciamo un po’ da parte, la nostra intenzione diventa più che altro quella di raccogliere informazioni da consegnare al sistema nervoso.
La semplice osservazione senza giudizio delle differenze tra i movimenti di un lato del corpo rispetto all’altro, che può essere più o meno ricca di dettagli a seconda di come abbiamo sviluppato la nostra sensibilità, dona delle informazioni “pure” al sistema nervoso. Il quale, durante il riposo tra un movimento e l’altro, può così ricalibrare l’esecuzione, migliorandola.

L’attitudine di voler migliorare attraverso la volontà tradisce uno sforzo, e la possibilità di non avere scelta tra il miglioramento e la frustrazione. Messo così alle strette, il nostro sistema nervoso non è libero di elaborare una via che gli sia più congeniale.

Il paradosso del cambiamento è quindi la capacità di migliorare quasi senza intenzione, diventando spettatori di questo processo.

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